mercoledì 16 aprile 2014

LE RECENSIONI DEL POLPETTONE: FAR CRY 3


Cosa succede se a Londra entri in un negozio di videogiochi con venti sterline? Succede questo:



Ora io non mi dilungherò su Dishonored per due ragioni: la prima (e la più importante) è che non l’ho giocato abbastanza. Non posso recensire un gioco che non conosco. La seconda è che io sono un permaloso di natura, e che quindi se per dire appena ti conosco tu nuovo conoscente mi fai incazzare, devo far passare del tempo prima di oliare di nuovo i meccanismi del nostro rapporto.
Appena toccato il gioco sopracitato mi sono balzate subito all’occhio due cose: la qualità imbarazzante delle texture e la rigidità e gommosità della fisica che ha reso tristemente nota la Bethesda.
Per quanto riconosco che dietro a Dishonored l’azienda statunitense abbia messo un cast artistico di tutto rispetto, per ora mi mantengo sul “ma anche no, grazie.”

Ma passiamo a Far Cry 3

Leviamoci il dente e parliamo degli aspetti negativi subito: la storia. Scontata. Blanda. Insapore. 
E ora già mi immagino un'orda di bimbiminchia con la cresta di Vaas (il cattivo del videogame) che insorgono con picche e forconi, mentre si masturbano davanti alla foto di Vaas che si punta una pistola alla testa.

FRENA. FRENA. HO DETTO STORIA. NON PERSONAGGI.

I personaggi di FC3 (e non parlo del protagonista) sono tutti sviluppati in maniera convincente e supportati da una superba recitazione, soprattutto grazie ad un ottimo lavoro di motion capture.



Vaas è indubbiamente il personaggio che ci regala l'interpretazione migliore. Una follia selvaggia, che fa paura.
La seconda grande pecca del gioco sono i suoi numerosi, piccoli bug. Nello sconfinato mondo di gioco non è raro vedere nemici incastrarsi in ostacoli inesistenti, o oggetti levitare vicino ai tavoli che dovrebbero sorreggerli, o cadaveri tremare sul terreno.
Ma queste sono piccolezze. Il gioco è una delizia per gli occhi e la varietà di modi in cui il giocatore può approcciarsi alle situazioni è spaventosa. E a questo si aggiunge la normale conseguenza di avere a che fare con un mondo tropicale e vivo. L’imprevisto. 



Il cazzo di serpente che ti morde mentre stai cercando di muoverti silenziosamente. L’orso che ti spunta da un cespuglio mentre stai per strangolare una guardia.
La jungla è stata ricreata in maniera davvero notevole, complice una grande cura nelle texture e nell’illuminazione dinamica. 


Spesso l’esperienza di gioco regala scorci e giochi di luce che vale la pena rimanere a contemplare, facendo la gioia del Mattia video giocatore.
La mappa è disseminata di avamposti brulicanti di pirati al servizio di Vaas, che il giocatore può ripulire e usare successivamente come mete per il viaggio rapido tramite la mappa. Inoltre l’enorme mappa di gioco è per lo più sconosciuta e il nostro eroe per rendere visibili tutti i punti nevralgici dovrà scalare ed attivare delle torri radio cosparse in giro, meccanismo non dissimile dall’altra grande saga Ubisoft, Assassin’s Creed.

Come dicevo, aggirarsi per la jungla, in FC3, è pericoloso. E anche cacciare non è cosa da poco. Perché un conto è sparare in faccia ad una povera capra, un altro è provare ad abbattere a colpi di frecce in culo un cazzo di varano di Komodo.
La caccia è stata inoltre resa parte integrante del gameplay, in quanto le pelli dei poveri animali sono il prezioso materiale con cui costruire praticamente qualsiasi cosa, dalle sacche che ti permettono di possedere più proiettili, alle fondine per trasportare più armi contemporaneamente, fino ai portafogli per possedere più denaro. Se si vuole progredire si DEVE cacciare. Punto.
Poco male. Cacciare in FC3 è fottutamente figo. Soprattutto con l’arco. Personalmente parlando, infatti, l’arco si è rivelato da subito l’arma più versatile ed utile: silenziosa, personalizzabili con frecce incendiarie ed esplosive e ti costringe ad avvicinarti notevolmente al bersaglio, rendendo il tutto più intrigante e innalzandola ad arma per uomini veri.


Il personaggio progredirà nella storia acquistando punti esperienza da poter spendere acquistando nuove abilità che, in modo pittoresco, appariranno sotto forma di tatuaggio sul braccio sinistro del nostro eroe. Infatti pare (o almeno così sostiene Dennis, un tizio di colore che è tipo la versione di Spike Lee devastata dalle droghe) che il tatuaggio si chiami Tatau, o qualcosa di simile, e che sia il segno del guerriero, del prescelto e bla bla bla palle bla bla profezia bla bla.

In conclusione Far Cry 3 è uno spara tutto con dinamiche stealth che vale tutti i soldi spesi. Una vera gioia per gli occhi e, sopra ogni cosa, un gioco fottutamente divertente, tanto in modalità singola quanto in cooperativa.



Mi sento di consigliarlo caldamente a chiunque. A parte, forse, ad un animalista.

SCALA GIORGINA!



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